Maria è in piedi, posta frontalmente, con il corpo notevolmente inclinato verso sinistra e mostra il capo coronato, coperto da un corto velo che le scende lungo il viso ed il collo, lasciando scoperte alcune morbide ciocche di capelli. Sulle spalle ha un leggero mantello diviso in due lembi; la falda di quello destro disegna un primo piccolo risvolto e scende poi con belle pieghe a triangoli contrapposti lungo il fianco della Vergine, mentre il lembo sinistro degrada verso il basso con un’incisiva increspatura lanceolata a due risvolti e pieghe a canne d’organo. Il manto aperto lascia intravedere la veste sottostante dal semplice scollo ovale, stretta in vita da una cintura, che scende poi con belle pieghe rigonfie che si accartocciano alla base, lasciando scoperte le punte delle calzature. Maria mostra un’ampia fronte liscia, due occhi elegantemente allungati verso l’esterno, sottolineati da un doppio tratto, bell’arco sopraccigliare diviso dal naso dritto e la bocca dal taglio deciso, priva di sorriso. La Vergine recava nella destra un fiore a gambo lungo e sorregge con l’altra mano il Figlioletto, appoggiato all’anca sinistra. Il Bambinello ha viso paffuto, capelli ricci pettinati a caschetto, il nasino leggermente schiacciato ed un tenero, infantile sorriso. E’ ricoperto da una vestina lunga sino ai piedi di gusto classico, stringe nella destra un uccellino, simbolo della Passione, e nella sinistra il globo.
Fu sotto il regno di Filippo il Bello (1285-1314) che l’arte della statuaria conobbe in Francia un profondo mutamento estetico e strutturale, non limitandosi più ad un ruolo strettamente ornamentale dell’architettura ma acquistando una propria autonomia, come dimostrano le poche sculture pervenuteci dai grandi complessi monumentali quale il Palazzo Reale di Parigi e la Priorale di Poissy, quest’ultima eretta a partire dal 1297 e terminata nel 1331. E’ in tale ambito storico e culturale che va collocata la nostra scultura, grazie ai rimandi ravvisabili con le statue di Isabella di Francia, nella sua immagine dignitosa e serena, dell’Angelo recante una corona attualmente al Louvre, della Santa dell’opera di Notre Dame a Strasburgo, sino all’identico modo di rendere gli occhi visibili nelle teste di un cavaliere rivestito dalla cotta d’armi e di un re incoronato, attualmente al Louvre ed attribuite all’atelier de Mussy l’Eveque che lavorò alla ricostruzione della chiesa di Mussy alla fine del XIII secolo per conto di Guillaume de Mussy, che fu al servizio dei conti di Champagne prima e di Filippo il Bello dopo.
La scultura presenta ancora piccole tracce di policromia.