L’immagine della Vergine con il Figlio sulle proprie ginocchia è sicuramente una delle più venerate in ambito cristiano e raggiunge il suo apogeo trascendentale nel periodo romanico in tutta Europa. Maria non è madre ma regina (non si notano rapporti affettivi fra i due), è assisa in trono, immagine della Chiesa stessa, è Sedes Sapientae e diventa Ella stessa trono per il Figlio.
La nostra scultura è pienamente calata nell’ambito culturale e spirituale di tale epoca. Sul capo ipertrofico e leggermente piegato in avanti, Maria reca un corto velo che mostra una serie di increspature “a pacchetto”. Un pesante mantello Le copre le spalle e si arriccia con pieghe curvilinee parallele attorno alle braccia per scendere poi con rigide increspature triangolari lungo i fianchi della Vergine.
Gesù è collocato al centro, seduto sulle gambe materne, mostra capelli lisci e occhi allungati verso l’esterno. Indossa una tunica lunga sino ai piedi che mostra belle pieghe ad imbuto lungo il busto, appoggia la mano destra su quella della Madre e regge il globo con la sinistra.
I Personaggi mostrano lo stesso volto allungato, i medesimi tratti somatici (a parte gli occhi) e la stessa espressione grave e distante dai fedeli.
Le condizioni economiche più floride, un rafforzato spirito religioso e l’accresciuta potenza degli ordini monastici portarono, a partire dal secolo XI, alla costruzione di nuovi santuari (fra i più famosi citiamo quello spagnolo di Santiago di Compostela) ed a maggiori flussi di pellegrini, con conseguente aumento, lungo le maggiori strade di percorrenza, di chiese e conventi che richiesero pertanto nuove sculture per essere adornate, rappresentanti soprattutto Madonna col Bambino e Crocifissi.
I caratteri estetici e costruttivi del gruppo in esame lo fanno rientrare in ambito spagnolo, probabilmente catalano, con una collocazione temporale fra il XII e XIII secolo.