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Croce astile

Croce in lastra di rame incisa e dorata con Cristo di bronzo in getto.
I bracci mostrano terminali quadrilobati, un quadrato dai lati lievemente rientranti al loro incrocio e due ornati triangolari nel corso del montante.
Il repertorio iconografico dell’opera appare piuttosto inconsueto, sia nel verso che nel recto. Quest’ultimo mostra per tutto il corpo un’incorniciatura esterna che avvolge una zona puntinata e dorata che a sua volta circonda una croce più piccola cui è affissa la sculturina del Crocifisso. I terminali dei bracci riportano i simboli degli Evangelisti: sul montante in alto l’aquila di San Giovanni, in basso l’angelo di San Matteo,nella traversa il leone di San Marco a destra ed il toro di San Luca a sinistra. Il Cristo fuso deriva da un prototipo di Andrea Pisano rielaborato dal figlio Nino; il Redentore è raffigurato ormai morto, come testimoniano le braccia piuttosto flesse, gli occhi chiusi ed il corpo lievemente piegato verso destra. Una folta capigliatura gli scende ondulata lungo il collo e gli omeri; mostra fronte spaziosa, naso diritto, alti zigomi, forte arco sopraccigliare ed una corta barba. L’anatomia del Cristo è ben descritta nei muscoli pettorali e nel costato. Indossa un lungo perizoma trattenuto sul fianco destro che, a causa della posizione delle gambe (avanzata la destra, divaricata la sinistra), scende con belle e naturali pieghe ad imbuto sino a coprire le ginocchia; le gambe poi terminano nei piedi sovrapposti che poggiano sul suppedaneo. I triangoli formati all’incrocio dei bracci e quelli lungo il fusto sono decorati con foglie d’acanto incise e lumeggiate in oro. Nel verso i terminale dell’asse verticale recano l’immagine del Pellicano Mistico in alto ed un angelo col rotolo in basso, mentre quelli del braccio orizzontale mostrano i due dolenti.
Lungo il montante poi è incisa la figura del Cristo triumphans vivo, con gli occhi aperti, l’anatomia fortemente rilevata, il perizoma dalle increspature complesse, affisso alla stessa croce più interna che figura anche nel recto.
L’opera in esame rientra in una tipologia ben definita, caratterizzata sia dal materiale usato – la lastra di rame – che dalla struttura, semplicemente in metallo sagomato, inciso e dorato e non in legno rivestito di lamine metalliche e smalti che, grazie anche ai costi di produzione, ebbe una notevole diffusione in Toscana, in particolare fra Firenze, Siena, Pisa e Lucca nell’ultimo scorcio del XIV secolo. Il nostro manufatto (che risale a tale periodo) si distingue dalla maggioranza di tali elaborati per il corredo iconografico, sia nella disposizione delle immagini (i tetramorfi nel recto) che nelle raffigurazioni stesse. Infatti, mentre generalmente nel verso figurano gli Evangelisti nei terminali e l’Agnus Dei nel riquadro all’incrocio dei bracci, nella nostra croce sono presenti rispettivamente la Vergine, S. Giovanni e l’immagine del Cristo vivo, raffigurazione veramente rara, presente ad esempio in una croce dello stesso tipo già in collezione Carlo De Carlo ed attualmente in una raccolta privata senese.

Croce astile
Siena
XIV secolo, fine
Lastra di rame
47×27 cm