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Calvario

Il Redentore, affisso alla croce, è di corporatura snella, di bella resa anatomica; il volto, lievemente reclinato verso destra, è circondato da una corta barba ed i capelli scendono ondulati sul collo e sugli omeri. Il perizoma, dall’andamento incrociato, lascia scoperte le ginocchia; la gamba destra si sovrappone all’altra ed i piedi sono uniti, consentendo così l’uso di un unico chiodo. Al vertice della croce, fra gli elementi antropomorfi del giorno e della notte, è assiso il pellicano, intento a ferirsi il petto onde trarne sangue per il mantenimento dei propri piccoli, simbolo della Passione e dell’opera della Chiesa stessa. In maniera speculare, ai fianchi del Cristo, compaiono due angeli in volo, l’uno orante e l’altro intento a raccogliere in un calice il sangue sgorgante da Suo costato. Ai piedi della croce sono posti i due Dolenti, con Maria che, volta verso l’osservatore, indica con la sinistra il corpo martirizzato del Figliolo e di San Giovanni, raffigurato mentre appoggia mestamente il capo nella mano destra, nel tipico gesto del dolore di origine orientale; sotto la croce, in un anfratto, è posto il teschio del progenitore.
Il rilievo si caratterizza per la notevole qualità della modellazione, vivace, concisa e rapida, tipica di un modello preparatorio eseguito da un maestro esperto nell’arte della plastica fittile. L’iconografia dell’opera in esame è riconducibile ad una tipologia nota sin dall’Ottocento attraverso due esemplari, l’uno in terracotta di dimensioni pressoché analoghe, conservato presso il Victoria and Albert Museum di Londra, l’altro in stucco dipinto, già nel Kaiser Friedrich Museum di Berlino, perduto nel1945, che il Bode aveva individuato come opera fiorentina di fine ‘400, riportandola nell’alveo della bottega di Benedetto da Maiano, ove – come noto – si faceva largo uso di modelli fittili che, una volta esaurito il loro compito, venivano poi vendute come opere finite.i raffronti con lavori certi di Benedetto, quali ad esempio le figure angeliche della Tomba di Santa Fina a San Giminiano e della Tomba Strozzi in Santa Maria Novella a Firenze, e la tipologia dei volti e dei panneggi dei suoi modelli in terracotta, come le Storie francescane per le formelle del pulpito di Santa Croce a Firenze, ora divise tra il Victoria and Albert Museum a Londra ed il Bode Museum a Berlino, ed il nostro rilievo, consentono di confermare per quest’ultimo l’autografia a Benedetto da Maiano.
La terracotta in esame è incorniciata da un tabernacolo rinascimentale, probabilmente di qualco anno posteriore, in legno dipinto, recante nella robusta trabeazione e nella base l’iscrizione in capitali epigrafe “E RESURESIT TERZIA DIE / SECUNDUM SCRIPTURAS”.
L’opera è corredata da studio critico di Giancarlo Gentilini e David Lucidi.

Calvario
Benedetto da Maiano
XV secolo
Terracotta policroma
39,5 x 26 x 3,5 cm
Tabernacolo 53 x 43 x 7 cm