Ampolla per olio in maiolica a gran fuoco, lustrata, di bella forma piriforme che partendo dalla base circolare si allarga verso l’alto per poi restringersi nel collo che si estroflette verso l’esterno. Il decoro del manufatto mostra in basso una riserva delimitata da una doppia corniciatura in giallo e blu centrata da una linea ondulata con puntini nelle anse, che corre tutt’intorno al corpo. La decorazione del recto è incentrata su di una mandorla di sapore goticheggiante con al centro un’aquila dalle ali spiegate, il lungo collo diritto, il rostro aperto in atteggiamento bellicoso, gli artigli minacciosi sulle gambe divaricate ed una bella coda stilizzata, rappresentante lo stemma dei Montefeltro e da elementi fitomorfi al di fuori della mandorla. I fianchi mostrano una bella teoria di fiori stilizzati posti verticalmente ed in ordine decrescente man mano salgono verso l’alto, entro una doppia incorniciatura. Il verso è occupato da un manico a nastro. I colori usati (giallo azzurro e blu), le iridescenze a riflessi dorati e la forma a pera, testimoniano l’origine probabilmente derutese della nostra ampolla e la sua collocazione temporale entro i primi venti anni del XVI secolo (anche se l’aquila di Montefeltro riportata sul recto e la consapevolezza che il lustro sui toni del giallo era praticano contemporaneamente anche a Pesaro, non ne esclude un ambito marchigiano). La tecnica di rifinire a lustro metallico gli oggetti in maiolica (assai apprezzata in Italia) è di origine spagnola, importata nel nostro Paese verso la fine del XV secolo, o da ceramisti qui giunti durante i papati di Callisto III ed Alessandro VI Borgia (entrambi di origine iberica) o da fuoriusciti ebrei scacciati dalla Spagna da Isabella la Cattolica ed insediatisi a Spello (località non distante da Deruta) e consistente in una cottura ulteriore assieme ad ossidi metallici in un forno apposito cui veniva sottratto l’ossigeno chiudendo gradatamente ogni apertura in modo che il fumo denso, impregnato dagli ossidi, si depositasse sui manufatti.
Stato di conservazione: restauro nel collo
Provenienza:
– collezione Sieff
– collezione G. Hannaford
– prestigiosa collezione privata italiana
Bibliografia:
catalogo vendita all’asta collezione Hannaford, Sotheby’s, Firenze, 17/10/69, lotto n. 26, pag. 37